A Bergamo il festival "RendezVous" dedicato al nuovo cinema francese. Lunedì 11 aprile una serata con i film di Philippe Le Guay

Fa tappa anche a Bergamo, per la prima volta, il festival RendezVous, appuntamento con il nuovo cinema francese, un’iniziativa dell’Istituto Francese e dell’Ambasciata di Francia in Italia. Lunedì 11 aprile, dalle 20,30 all’Auditorium di piazza Libertà, Lab 80 offre al pubblico bergamasco l’opportunità di scoprire il regista Philippe Le Guay con la proiezione di due suoi film: Floride, una commedia amara sull’età che avanza e l’intermittenza della memoria, con uno straordinario Jean Rochefort, e Molière in bicicletta, una commedia feroce che punta il dito sul mestiere dell’attore e la battaglia dell'ego, con Fabrice Luchini e Lambert Wilson.

 

Floride, realizzato nel 2015 e proiettato in anteprima per Bergamo, è tratto dalla pièce Le Père di Florian Zeller e unisce nel cast uno strepitoso Jean Rochefort e una bravissima Sandrine Kiberlain. Inno alla vita, ma anche ritratto struggente di un rapporto padre-figlia, il film ha per protagonista Claude, che ha 80 anni ed è ancora prestante, o almeno è quanto vuol far credere alla figlia Carole, costretta ad assumere sempre nuove badanti perché il padre le porta tutte all’esasperazione. L’unico desiderio del vecchio Claude è rivedere la sua ultimogenita, Alice, trasferitasi in quel remoto paradiso chiamato Florida. «Floride non è la storia di un uomo che perde lentamente la sua lucidità – spiega Le Guay - ma è quella di un padre che desidera rivedere la figlia preferita. La Florida diviene quel luogo mitico dove si è protetti e dove nulla ci può accadere. È il luogo di pace, dove tutto quello che nella vita ci ferisce, cessa di farci male. In fondo la Florida è un po’ come una sala cinematografica, uno schermo-scrigno dove si può sognare e dove coloro che amiamo restano per sempre con noi».

 

Molière in bicicletta, del 2012, è invece un omaggio al mondo del teatro e alla fragilità dei suoi protagonisti, affidato a un formidabile trio d’attori: Fabrice Luchini, Lambert Wilson e Maya Sansa. Protagonista è la coppia di amici e attori Serge e Gauthier: il primo si è ritirato sull’Île de Ré, dove vive come un eremita, il secondo vuole mettere in scena Il misantropo di Molière convincendo l’amico a tornare a recitare. Dopo l’iniziale reticenza, Serge accetta di provare il copione alternandosi a Gauthier nella parte del protagonista, Alceste. La poesia di Molière e l’incontro inaspettato con l’italiana Francesca sembrano restituire a Serge la gioia di vivere ma una serata inaspettata tra Gauthier e la giovane donna rompe l’incantesimo.

 

«Sono i personaggi a creare l’identità dei film – ha detto il regista, nato a Parigi nel 1956 - e a me piace prendermi del tempo per dar loro sostanza e contraddizioni». La scrittura è sempre stata al centro delle creazioni di Philippe Le Guay, che in oltre vent’anni di cinema si è sempre distinto per la varietà di temi: ha esplorato gli intrecci tra arte e vita e la lotta per il potere, il dramma intimo e la commedia corale, la fiaba quotidiana e il thriller psicologico. Il pubblico italiano lo ha conosciuto anche per il suo Le donne del 6° piano. «Adoro l’idea di vivere accanto alla stranezza - confessa l’autore -, basta un niente per uscire dal proprio mondo e scoprirne altri che si accompagnano, si sfiorano senza incrociarsi».

 

I film sono proiettati in versione originale con sottotitoli in italiano.

Costo per la serata: ingresso unico 4 euro.

 

 

IL FESTIVAL

 

Alla sua sesta edizione, RendezVous, il festival dedicato al nuovissimo cinema d’Oltralpe, parte da Roma per poi toccare, con focus e invitati speciali, le città di Bologna, Napoli, Palermo, Torino, Milano, Lecce e, da quest’anno, Firenze e Bergamo.

Iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia, la manifestazione è realizzata dall’Institut français Italia con il sostegno di Unifrance e la collaborazione del Centre Saint-Louis e l’Accademia di Francia a Roma - Villa Medici. Si tratta di un progetto ampio e articolato che coinvolge artisti e professionisti italiani e francesi. Più di trenta i titoli di questa edizione, vetrina esclusiva che racconta le storie e i volti del cinema francese contemporaneo con una programmazione diversificata nei generi come nei contenuti, che propone accanto al cinema d’autore e indipendente, la produzione popolare dai grandi incassi.

BNL Gruppo BNP Paribas, per il sesto anno consecutivo, è main sponsor della rassegna. Il festival beneficia anche del sostegno della Fondazione Nuovi Mecenati – fondazione franco-italiana per la creazione contemporanea, di Brioni, dell’Hotel Sofitel Rome Villa Borghese, di L’Oreal Professionnel e di Groupama Assicurazioni. Air France è il vettore ufficiale.

 

 

IL REGISTA PHILIPPE LE GUAY

 

Dopo gli studi all’IDHEC, inizia la carriera come critico sulla rivista Cinématographe e docente di cinema a La Fémis. Nel 1989 dirige il suo primo lungometraggio, Les Deux Fragonard, dedicato alle vite del celebre pittore Honoré e di suo cugino Cyprien, anatomista attratto dalla morte e affascinato dalla meccanica del corpo umano. Nel 1995 realizza L’Année Juliette, commedia romantica di menzogne ed equivoci, quelli che fanno diventare il protagonista Camille (Fabrice Luchini) sospettato numero uno dalla polizia per la scomparsa della musicista Juliette.

Ha detto Le Guay dell’attore: «Fabrice ha una comprensione prodigiosa del testo, una padronanza della parola, ma ha anche una formidabile capacità di tenersi in disparte. Adora gli autori del risentimento, cita testi disperati come quelli di Cioran o Thomas Bernhard, ma nel suo profondo non è affatto disincantato. Non ci assomigliamo per niente, eppure è quasi diventato il mio alter ego». È così che Luchini diventa imprescindibile nelle sue opere.

Se Trois Huit (2001) è un teso e intenso noir d’identità e rapporti di forza (il turno di notte tre-otto è quello di Pierre, operaio vessato dal collega Fred), Le Coût de la vie (2003) riprende i toni gustosi della commedia amara, ispirata ad un fatto di cronaca. Luchini, Isild Le Besco, Vincent Lindon e Claude Rich sono rispettivamente un taccagno da manuale, una giovane ereditiera che si finge povera per farsi amare, un irriducibile spendaccione che rischia di far fallire il ristorante che gestisce e un dirigente in pensione pronto a disfarsi del patrimonio per godersi quello che gli resta da vivere. Cos’hanno in comune? Un rapporto con il denaro a dir poco complesso.

È la consacrazione definitiva per il regista, che passa con agilità sorprendente al realismo magico con la fiaba dallo humour acido Du jour au lendemain (2006): stavolta c’è Benoît Poelvoorde nei panni di un impiegato di banca dall’esistenza grama baciato d’un tratto dalla fortuna. La felicità va cercata ma anche accettata, come i piaceri semplici della vita riscoperti dal rigoroso agente di cambio e austero padre di famiglia Jean-Louis, che nella Parigi degli anni Sessanta scopre nel suo immobile Le donne del 6° piano. Presentato in Concorso a Berlino e premiato con un César per la miglior attrice non protagonista a Carmen Maura, il film diventa campione d’incassi e rilancia uno spirito di comunità molto francese, che rimanda al teatro di Marivaux e Molière e al cinema di Sacha Guitry e Jean Renoir.

 

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