"Max Ophuls. La giostra delle passioni": tre film restaurati in digitale del grande maestro francese - DAL 3 LUGLIO 2017

Ancora film classici con il progetto Happy Returns! di Lab 80 film. 
Arriva nelle sale italiane, da lunedì 3 luglio 2017, Max Ophuls. La giostra delle passioni, rassegna dedicata al grande Max Ophuls, maestro del cinema francese che tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta ha realizzato numerose indimenticabili pellicole.
Tutto finisce all'alba (Sans lendemain) del 1939, Da Mayerling a Sarajevo (De Mayerling à Sarajevo) del 1940 e Il piacere (Le plaisir) del 1952: tre film diversissimi tra loro, per soggetto e ambientazione, tutti girati con assoluta maestria e capacità compositiva: i movimenti di macchina sono vivaci; i protagonisti sono disegnati con straordinaria attenzione e le loro vicende sanno coinvolgere profondamente lo spettatore; il bianco e nero della versione originale è reso perfetto da un ottimo restauro digitale in 2K.

Una distribuzione Lab 80 film.

Disponibile da lunedì 3 luglio 2017.

VERSIONI ORIGINALI CON SOTTOTITOLI
 

LA RASSEGNA

Max Ophuls, la giostra delle passioni è il secondo capitolo della rassegna di classici Happy Returns!, promossa da Lab 80 film e disponibile per la programmazione nelle sale. Dopo i classici del cinema americano, con una protagonista di raro appeal come Gene Tierney e film come Lettera a tre mogli e Infedelmente tua, Lab 80 film si sposta dall'America in Europa, riproponendo tre regie di un maestro del cinema del Novecento. Storie di passioni, di amori, di tradimenti, di destini che hanno segnato la storia del secolo breve. Ophuls, profondamente influenzato dalla cultura mitteleuropea, mette in scena con eleganza e ironia, sottile causticità e tocchi di malinconia, l'eterna commedia sentimentale che donne e uomini recitano sul palcoscenico della vita. Grande cinema, grande scrittura, grandi interpreti. E il piacere di raccontare, come solo la grande letteratura sa fare. Una festa per lo sguardo, perché di film così non se ne vedono più. 
     Angelo Signorelli - Presidente Lab 80 film

 

I FILM

IL PIACERE - Le plaisir
di Max Ophuls - Francia 1952, 97’
con Claude Dauphin, Gaby Morlay, Madeleine Renaud, Ginette Leclerc, Jean Gabin, Jean Servais, Danielle Darrieux

Le Plaisir è basato sulla trasposizione cinematografica di tre novelle di Guy de Maupassant: Le Masque, La Maison Tellier e Le Modèle. Gli episodi, due brevi e uno, quello centrale, più lungo, formano un affascinante trittico in cui i pannelli sono autonomi ma uniti da un senso di simmetria, dai richiami tra le sequenze e dalla voce narrante di Jean Servais. I tre racconti ci mostrano, come dice il narratore, tre aspetti che si confrontano con il piacere: l’amore, la purezza e la morte. Un’opera virtuosa, splendido esempio di come il cinema di Max Ophuls abbia una struttura solidissima, il cui asse portante è la passione del maestro per la letteratura e per il teatro, supportata da anni di studio.

TUTTO FINISCE ALL'ALBA - Sans lendemain
di Max Ophuls - Francia  1939, 82’
con Edwige Feuillère, Georges Rigaud, Daniel Lecourtois, Paul Azaïs, Michel François, Georges Lannes, Mady Berry

La giovane Evelyne è rimasta vedova e senza denaro. Vive sola con il figlio Pierre e per mantenere sé e il piccolo si trova a lavorare come spogliarellista ed entraîneuse  in un locale notturno di Montmartre. Un giorno ritrova per caso Georges, un medico, suo grande amore del passato: non lo vede da anni ma ne è ancora innamorata. Per nascondergli il lavoro che fa e le modeste condizioni in cui vive si affanna ad organizzare una complicata e costosa messa in scena, fingendo una tranquilla vita borghese. Quando Georges la invita a partire con lui per il Canada, Evelyne deve compiere una scelta definitiva. La protagonista di Tutto finisce all'alba  incarna la figura di una donna segnata da dolorosi abbandoni e pronta a sacrificarsi completamente per amore: un ritratto disegnato con sensibilità da Ophuls, che regala uno dei suoi più accurati personaggi femminili.

DA MAYERLING A SARAJEVO - De Mayerling à Sarajevo
di  Max Ophuls - Francia 1940, 95’
con Edwige Feuillère, John Lodge, Aimé Clariond, Jean Worms, Jean Debucourt, Raymond Aimos, Gabrielle Dorziat

Mayerling, 1889: l'arciduca d'Asburgo Rodolfo, figlio di Francesco Giuseppe e discendente dell’impero austro-ungarico, si suicida. Francesco Ferdinando è l'erede: giovane dalle idee progressiste, s’innamora di una donna di ceto inferiore, la contessa Sophie Chotek del Regno di Boemia. Non accettata dalla famiglia reale, a Sophie viene concesso soltanto di essere moglie morganatica: poiché di rango inferiore, non può ambire ai titoli o all'eredità dell'arciduca. In un’accurata ricostruzione del clima storico e dei giochi di potere del tempo, Ophuls racconta la commovente vicenda personale delle vittime dell’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914. L’interpretazione di Edwige Feuillère nel ruolo della contessa è raffinatissima e Ophuls rievoca con intenti antimilitaristi l’inizio della prima guerra mondiale.  
 

MAX OPHULS

«Il vero fine dell’arte è offrire una nuova visione del mondo»

Max Ophuls (6 maggio 1902, Saarbrücken, Germania - 26 marzo 1957, Amburgo) nasce col nome di Maximilian Oppenheimer in una famiglia di ebrei tedeschi, industriali del settore tessile. Rinuncia presto alla direzione dell'impresa paterna per coltivare la propria passione per letteratura e teatro. Nel 1919, quando decide di fare l’attore al Teatro Nazionale di Stoccarda, cambia il proprio cognome in Ophuls. Diventa regista, quasi per caso, quando al teatro di Dortmund gli propongono l'attività di regia in alternativa ai ruoli drammatici, per cui non è tagliato. È stato regista di numerose opere, tra lirica e teatro di prosa, a Dortmund, Vienna, Berlino e Francoforte.
Negli anni Trenta dirige i primi film in Germania, Olanda, Italia e Francia: tra gli altri Liebelei (Amanti folli, 1933), La signora di tutti (1934), Yoshiwara (Yoshiwara, il quartiere delle geishe, 1937), Le roman de Werther (Werther, 1938), Sans lendemain (Tutto finisce all'alba, 1939), De Mayerling à Sarajevo (Da Mayerling a Sarajevo, 1940). Emigra in Francia nel 1933 e ottiene la naturalizzazione nel 1938. In seguito si trasferisce in Svizzera e in Italia. Nel 1939 si arruola nella Legione Straniera francese e, dopo l'armistizio tra Francia e Germania, nel 1941 emigra negli Stati Uniti, dove realizza Letter from an Unknown Woman (Lettera da una sconosciuta, 1948), The Reckless Moment (Sgomento, 1949) e Caught (Nella morsa, 1949). Nel 1950 ritorna in Francia. Gira La ronde (1950), Le plaisir (Il piacere, 1952), Madame de... (I gioielli di Madame de... , 1953) e Lola Montès (1955), opere in cui affina uno stile sottile ed elegantemente autoironico, basato su una visione tragica e malinconica della vita che viene presentata al pubblico in modo apparentemente frivolo. Muore il 25 marzo del 1957 ad Amburgo. È sepolto nel celebre cimitero parigino di Père Lachaise.

Ha detto: «Avevo una sola ambizione: passare da un genere all’altro, evitare di rinchiudermi in un genere. Il mio campo d’azione era la letteratura universale, la sola internazionale in cui posso credere. Da quella esperienza mi è rimasta la capacità istintiva di ritrovarmi in qualunque situazione teatrale. Mi ci ritrovo anche meglio che nella vita: niente di strano, ho consacrato più tempo all’esistenza fittizia sulla scena che all’esperienza reale. A tal punto che certi episodi del mio destino mi appaiono come copie un po’ sbiadite di questa o quella pièce».

 

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Le plaisir
Sans lendemain
De Mayerling à Sarajevo

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Sans lendemain
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"Io credo che Max Ophuls non abbia mai ricevuto gli elogi che meritava"
Stanley Kubrick

“Ci sono registi che sono pittori su celluloide, altri che sono scultori, altri ancora macellai; Max era un distillatore”
“Era il più introspettivo dei registi. Un orologiaio che non possiede altra ambizione oltre quella di fabbricare il più piccolo orologio del mondo, e se ne va poi, in un improvviso lampo di perfezione, a posarlo in cima a una cattedrale” 

Peter Ustinov

"Siccome parlava più volentieri di Goethe o Mozart che di se stesso, le sue intenzioni resteranno sempre misteriose come il suo stile"
François Truffaut

"Max Ophuls era l’uomo di cinema di cui si sentiva parlare più male da chi non lo conosceva e più bene da chi lo conosceva”
Jacques Rivette e François Truffaut
(Cahiers du Cinéma, giugno 1957)

“Non rigido come i berlinesi, non frivolo come i viennesi, non logico a ogni costo come i francesi, Max Ophuls equilibrava sottilmente queste qualità opposte”
Claude Beylie


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