"La diva fragile": al cinema quattro capolavori restaurati con l'indimenticabile Gene Tierney. Film di Lubitsch, Mankiewicz, Preminger e Stahl. Dal 26 maggio 2016

Lab 80 film torna a distribuire grandi classici. Arriva nelle sale italiane, giovedì 26 maggio 2016, la rassegna La diva fragile: quattro film restaurati dedicati a Gene Tierney, bellissima indimenticabile attrice americana degli anni ’40 e ’50.

La diva fragile comprende titoli realizzati da quattro straordinari maestri del cinema: Ernst Lubitsch, Joseph L. Mankiewicz, Otto Preminger e John M. Stahl. Tutti hanno per protagonista Gene Tierney: diva dotata di grandissima bellezza, fascino e di una carica seduttiva magnetica e misteriosa e allo stesso tempo caratterizzata da una timida fragilità e da una trattenuta inquietudine.

 

Ad aprire la rassegna di Lab 80 film Il cielo può attendere (Heaven Can Wait) di Ernst Lubitsch, un film realizzato nel 1943 che ancora oggi sa trascinare gli spettatori tra accadimenti inaspettati e momenti di grande ilarità. Seguono Il fantasma e la signora Muir (The Ghost and Mrs. Muir) di Joseph L. Mankiewicz del 1947, Vertigine (Laura) di Otto Preminger del 1944 e Femmina folle (Let Her to Heaven) di John M. Stahl del 1945.

Una raccolta di titoli che usciranno nelle sale italiane sia in forma di rassegna che proiettati singolarmente.

 

«Con la riedizione in digitale di quattro film interpretati da Gene Tierney – spiega Angelo Signorelli di Lab 80 film – riprende un progetto che fino a una decina di anni fa costituiva l’asse portante della nostra attività di distribuzione. Ogni anno, infatti, dai cinque ai sette classici andavano a rimpolpare un pacchetto di film, una piccola cineteca che è arrivata a circa 200 titoli, con lavori di grandi maestri come Orson Welles, Shohei Imamura, Carl Th. Dreyer, Robert Bresson, Ernst Lubitsch e Billy Wilder, tanto per citarne alcuni. Per il “rientro in società” abbiamo scelto quattro film interpretati da una grande attrice, quattro film che portano la firma di registi importanti, che hanno riservato a Gene Tierney ruoli tra loro differenti e distanti, ma tutti di rara intensità e di innegabile fascino. Una gioia per gli occhi e un doveroso omaggio a un’attrice da riscoprire. Assolutamente».

La rassegna La diva fragile è distribuita con il contributo di Fondazione Cariplo e in collaborazione con FIC – Federazione Italiana Cineforum.

 

I FILM

HEAVEN CAN WAIT

Il cielo può attendere

di Ernst Lubitsch - USA 1943, 112’, col., v.o. sott. it.

con Gene Tierney, Don Ameche, Charles Coburn, Marjorie Main

Appena defunto, Van Cleve arriva nell’anticamera dell’inferno dove racconta al diavolo la propria vita: è sempre stato viziato dai genitori, è stato iniziato presto ai piaceri della carne da una giovane cameriera, gli sono piaciute tantissimo le donne ma è rimasto sempre fedele alla bellissima moglie. Capolavoro di eleganza e di squisita trasgressione. Una commedia che, riassumendo in flashback i sessant’anni di vita di un uomo, costituisce la ricapitolazione di moltissimi motivi e figure “esemplari” che hanno ossessionato Lubitsch fin dagli inizi della sua carriera.

 

THE GHOST AND MRS. MUIR

Il fantasma e la signora Muir

di  Joseph L. Mankiewicz - USA 1947, 104’, BN, v.o. sott. it.

con Gene Tierney, Rex Harrison, George Sanders, Edna Best, Vanessa Brown

Lucy Muir, una giovane vedova, si trasferisce in una casa in riva al mare abitata dal fantasma di un capitano di marina. La donna viene presa dallo sgomento e pensa di fuggire, ma lo spettro è un gentiluomo e i due diventano in breve ottimi amici. Senza il capitano, Lucy ora non sa più fare nulla e lui la guida amorevolmente nelle sue scelte più difficili. Grandissimo, struggente melodramma dai toni surreali e con tocchi di commedia tipicamente anglosassoni. Il copione è inoltre egregiamente servito sia dalla regia che dagli interpreti, tutti di alta classe.

 

LAURA

Vertigine

di Otto Preminger - USA 1944, 88’, BN, v.o. sott. it.

con Gene Tierney, Vincent Price, Dana Andrews, Judith Anderson, Clifton Webb

L’ispettore di polizia Mark McPherson deve investigare sull’omicidio di Laura Hunt, bellissima direttrice pubblicitaria trovata con il volto sfigurato nel proprio appartamento. Attraverso la testimonianza dei suoi amici e leggendo le sue lettere e il suo diario, McPherson inizia a conoscere Laura e lentamente si innamora della donna morta. Capolavoro assoluto del film noir, sotto la sua suprema eleganza fa scorrere il fuoco della passione più inconfessabile, che solo i fantasmi possono suscitare. Gene Tierney è splendida e si conquista di diritto un posto privilegiato nell’immaginario maschile contemporaneo.

 

LEAVE HER TO HEAVEN

Femmina folle

di John M. Stahl - USA 1945, 110’, col., v.o. sott. it.

con Gene Tierney, Vincent Price, Cornel Wilde, Jeanne Crain

Elena e Harlan, un amore a prima vista e rapide nozze. Ma, poi, la mente di lei è sconvolta da una gelosia devastante che la porta a sopprimere tutti coloro che patologicamente individua come “rivali” nel rapporto con il marito. Strepitoso melodramma a forti tinte, che il tempo non ha appannato né indebolito. Perverso, affascinante, eccessivo in tutto, persino nelle scenografie. Una Gene Tierney bella da mozzare il fiato e una splendida fotografia di Leon Shamroy, premiata con l’Oscar.
 

GENE TIERNEY
Inizia la sua carriera di attrice negli anni ‘30, scoperta dal regista George Abbott, dopo aver lavorato come fotomodella ed attrice di teatro. Distintasi come la sciatta ma aggressiva contadina di Caldwell nella Via del tabacco di John Ford (1941), interpretò film di Sternberg ( I misteri di Shanghai, 1941), Ernst Lubitsch ( Il cielo può attendere, 1943), John M. Stahl ( Femmina folle, 1945) e di Otto Preminger, regista che la guidò nel suo personaggio forse più incisivo, quello di Laura in Vertigine (1944), grazie al quale conquistò un Oscar. Tra gli altri film interpretati vanno ricordati Il fantasma e la signora Muir di Joseph L. Mankiewicz (1947) e La mano sinistra di Dio di Edward Dmytryk (1955). La sua carriera comincia a declinare negli anni Cinquanta, dopo il fallito matrimonio con Oleg Cassini e la nascita di una figlia affetta da ritardo mentale: si ammala di depressione e viene ricoverata in una clinica. Torna al cinema nel 1962 con Tempesta su Washington di Otto Preminger. Nel 1979 pubblica la sua autobiografia, Self portrait, mai pubblicata in Italia, in cui racconta anche il periodo buio della malattia. Viene ricordata per la sua bellezza esotica e per il suo talento, per gli occhi magnetici dal taglio orientale, per l’aura di sensualità e mistero che l’hanno sempre contraddistinta.