Uno sguardo innocente sul male della mafia: Il bambino di Vetro

 

In una Sicilia in cui niente è come sembra, il piccolo Giovanni scopre che l’irreprensibile papà Vincenzo, lavoratore al mercato ittico, è in realtà un corriere della droga.

La famiglia, il lavoro, il Sud e la malavita: attraverso lo sguardo di un bambino, un racconto sulle “famiglie criminali” di Palermo. 

Liberamente tratto da «Figlio di Vetro» di Giacomo Cacciatore, edito da Einaudi.

 

SINOSSI

Palermo oggi. Giovanni, un bambino di dieci anni, giunge amaramente a scoprire che nella parola “famiglia” può annidarsi il male. In una lenta e graduale presa di coscienza, il bambino metterà irrimediabilmente in crisi il legame incondizionato con suo padre Vincenzo, aprendo gli occhi su una realtà in cui le “famiglie criminali” possono essere più di una e in cui la sua stessa “famiglia naturale” nasconde un segreto capace di colpire al cuore.

 

NOTE DI REGIA

Ho scelto di mettere al centro del film lo sguardo di un bambino di dieci anni conosciuto casualmente qualche anno fa in un vicolo palermitano. Il racconto cinematografico si sviluppa attraverso quello sguardo. Lo spettatore vedrà con i suoi occhi, e si farà un'idea della realtà che viene rappresentata attraverso i suoi comportamenti e le sue reazioni. Quella che sembra infatti una storia di "famiglie criminali" si scoprirà essere alla fine, con un totale ribaltamento di prospettiva, per il bambino e per chi guarda insieme a lui, una storia di "famiglie naturali".

 

 

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