Il primo verso di Wanders Nachtlied (Canto notturno del viandante II) di Goethe dà il titolo al film che è la naturale continuazione de Prigionieri della guerra. Come il precedente, anche questo film è costruito su materiali d’archivio che, grazie ad un meticoloso lavoro di ricerca durato due anni, sono stati rinvenuti e studiati, disarticolati fotogramma per fotogramma, infine ricostruiti, rifilmati, virati.
Le immagini parlano da sole, belle e terribili, antiretoriche, speculari, riviste nei particolari più minuti, dove il paesaggio, l’uomo soldato, le sue cose, le sue armi, gli animali vengono ricondotti alla loro dimensione più vera: di fatica, sofferenza, eroismo povero e crudele.